Due righe su... Babau 1 e 2, Vite di Carta e Made In Abyss 7

Due righe su... Babau 1 e 2, Vite di Carta e Made In Abyss 7

Babau 1 e 2

Storia di Mathieu Salvia, disegni e colori di Djet, Babau è un fumetto francese pubblicato oltralpe dalla Glénat e portato in Italia dalla Star Comics.

La storia vede come protagonista Elliot, bambino amante della lettura con una predilezione per le storie di mostri, che si ritrova invischiato in una lotta intestina fra due fazioni di questi personaggi immaginari.

Questo l’incipit di una storia sicuramente buona, ma che non è stata nulla di più per i miei gusti. Ciò che spicca davvero di quest’opera è il disegno di Djet e in modo particolare la colorazione scelta per le vignette che ho trovato estremamente azzeccata.

Se da piccoli non era l’Uomo Nero a minacciare il vostro sonno notturno, ma bensì il Babau, questa è un’opera che non potete lasciarvi sfuggire.

 

Vite di Carta

Anche questa volta spazio a un’opera dei fratelli Rincione, anch’essa pubblicata da Shockdom in un’edizione cartonata di grosso formato.

La storia si inserisce nel progetto TIMED, che come scritto sulla quarta di copertina è un progetto cross mediale ideato dall’editore, ma è fortunatamente fruibile da tutti essendo un volume autoconclusivo. Il protagonista di questa storia è Carl, un uomo che a causa di una malattia fortemente debilitante, abbandona la sua vita e si rifugia “in solitudine” sui monti Wicklow.

Questa bellissima storia è accompagnata dallo stile di disegno di Giulio Rincione, che se piace (a me piace moltissimo) vale praticamente da solo il prezzo di copertina.

Made In Abyss 7

Se dal sesto volume in molti avevano denunciato un senso di smarrimento e di “perdita della retta via”, con questo settimo volume si continua ad avere questa percezione.

La sensazione, giustificata anche da ciò che accade alla fine di questo volumetto, è che la permanenza di Riko e compagni tra i Residui durerà ancora per qualche capitolo, se non per l’intero ottavo volume.

Non mi sento però di criticare, a differenza di molti utenti in giro per internet, la scelta narrativa di Akihito Tsukushi di prendersi una pausa dalla discesa nell’abisso. Al contrario, come scrivevo per MHA 19, una pausa per far tirare il fiato alla saga principale ci sta, alla luce di una discesa verso il fondo che ho trovato molto veloce, andando a sminuire in parte gli strati superiori dell’abisso.